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Adolescente e amici: i 4 passi per sostenere vostro figlio quando diventa dipendente dai coetanei

Mi confronto spesso con genitori che, alla luce delle complesse trasformazioni culturali, lavorative e sociali della nostra epoca, mossi dal bisogno di ridurre le sofferenze dovute alla separazione fisica dai figli durante le ore di lavoro e di minimizzare i rischi della solitudine, promuovono fin dalla prima infanzia la compagnia dei coetanei. Le proiezioni, i bisogni e le paure che gli adulti provano a causa delle separazioni precoci dai figli li portano a pensare che fin da neonati i bambini sentano il bisogno di relazionarsi con i coetanei. E così mamme e papà mi raccontano di compagni conosciuti a scuola e ai giardinetti e delle loro famiglie, con le quali iniziano frequentazioni in vari contesti, dalla casa alle vacanze, all’insegna dell’amorevole ammirazione delle prodezze dei loro “bambini relazionali”.

Quando poi i figli crescono e diventano adolescenti, improvvisamente i pari età diventano una minaccia e i nuovi conoscenti vengono sospettosamente catalogati come teppistelli o piccole lolite da tenere alla larga per la cattiva influenza che potrebbero avere su di loro. A questo punto i racconti iniziano ad essere di mamme e papà preoccupati, che mentre per anni hanno favorito l’espressione di sé e la socializzazione dei propri figli, all’improvviso vorrebbero fare marcia indietro, limitare le frequentazioni dei coetanei, tenere sotto controllo ogni scambio di comunicazioni e ogni uscita. E così i figli iniziano a sentirsi controllati e ad accusare i genitori di non avere fiducia in loro.

Se fare marcia indietro non si può, allora come ci si può comportare quando un figlio diventa dipendente dai coetanei?

  • Il primo passo per voi genitori è comprendere l’importanza che il gruppo dei pari ha in questa fase per la costruzione dell’identità del proprio figlio. Il gruppo dei pari, infatti, ha un forte potere orientativo rispetto alle scelte e all’assunzione di valori che aiutano a svincolarsi dalla dipendenza nei confronti dei genitori e a diventare soggetti nuovi, autonomi e differenziati. Quanto più è alto il numero di coetanei con cui confrontarsi e a cui affidarsi, tanto più l’adolescente si sente alla larga dal rischio di restare solo e privo di quel rispecchiamento utile per sentire di avere un ruolo e un valore nel mondo.
  • Il secondo passo è quello di avere fiducia in lui, nelle sue capacità di giudizio, nelle sue risorse: è sempre quel bambino che avete cresciuto e al quale avete dato un’educazione, ha solo bisogni diversi.
  • Il terzo passo è quello di mettervi in una posizione di ri-conoscenza di vostro figlio. Questo significa che, anziché esprimere sospetti e dubbi nei confronti delle sue amicizie, quello che deve muovervi è una sincera curiosità verso le scelte relazionali fatte da vostro figlio e un ascolto attivo. Come mai esci con questi ragazzi? Cosa ti piace di loro? Cosa ti piace fare con loro? Cosa vi accomuna e cosa vi differenzia?
  • Il quarto passo è ascoltarlo attivamente per aiutarlo a rileggere gli episodi positivi di vita vissuta e gli errori fatti con i pari età alla luce della persona che vostro figlio vuole diventare e dei valori che lo animano. Quando vostro figlio vi racconta spontaneamente qualcosa dell’universo dei suoi amici, evitate più che potete di esprimere giudizi e fategli domande per approfondire il discorso ed aiutarlo a riflettere metacognitivamente sui suoi pensieri e sulle sue azioni.

E mi raccomando, ricordategli sempre che lo amate incondizionatamente, che sarete al suo fianco ogni qual volta dovesse averne bisogno e che può fidarsi di voi.