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Essere padre oggi: tra fatiche e retaggi culturali

Nel giorno della festa del papà, è proprio alla paternità nella famiglia moderna che dedico una riflessione.
Non è difficile diventare padre. Essere un padre, questo è difficile.
Questa citazione di Wilhelm Busch può avere una doppia chiave di lettura.
Da un lato quella per cui ci si interroga su quali siano le caratteristiche da incarnare, le scelte giuste da fare, gli errori da evitare per sentirsi un buon padre e per essere considerato un buon padre dai propri figli.
Dall’altro, quella che ci consente di far luce sulle difficoltà di essere padre in una società in cui il ruolo del padre, per come lo abbiamo culturalmente concepito e vissuto, è in crisi. In cui la divisione dei ruoli all’interno della coppia non è più rigida come un tempo.
Ed è su questa seconda chiave di lettura che si concentra questo articolo.
Un paradosso avvolge oggigiorno la figura paterna. Spesso sentiamo dire che viviamo in una società senza padri, che nel mondo di oggi il ruolo paterno è superato, che nel mondo contemporaneo la figura paterna è debole e non essenziale, che il ruolo paterno è superato perché ha perso tutto il valore simbolico che la società patriarcale gli aveva conferito nei secoli scorsi. Può capitare anche di sentir dire che in fondo è meglio così, dato che i padri di un tempo erano troppo autoritari, rigidi, scarsamente disposti all’ascolto.
Eppure, se ci capita di incontrare, conoscere o frequentare i padri di oggi, non possiamo non notare come questi abbiano un’attitudine diversa nei confronti dei figli, di come siano presenti nelle loro vite fin dalla nascita.
I padri di oggi intuiscono che i figli hanno bisogno di loro e non solo della madre. Che il padre è il secondo genitore che aiuta a crescere, a diventare autonomi, a fronteggiare il mondo esterno, ad imparare, a realizzarsi nella vita.
Il pater familias è stato a lungo il modello ufficiale, dall’antica Roma alla rivoluzione industriale. Quello che ci si aspettava da lui era che facesse da ponte tra la famiglia e la società, che esigesse il rispetto delle regole, che svolgesse all’interno della famiglia un ruolo di guida morale per i figli. Tutti compiti che dovevano essere svolti senza cadere in sentimentalismi.
Nella società industriale, il modello di padre è stato quello di “colui che porta a casa il pane”, ossia di colui che doveva mantenere un ruolo autoritario ma che aveva come compito principale quello di fornire supporto economico alla famiglia. Alla moglie spettavano i compiti di cura e accudimento dei figli e della casa.
È nel corso degli anni Settanta, quando il ruolo della donna nella società cambia, che inizia ad emergere un tipo nuovo di padre meno distante e più coinvolto, più capace di ascoltare i figli e di prendersene cura direttamente (se non per scelta, per necessità). Qualche anno fa avevo letto su twitter un post di Gabriele Muccino, nel quale il regista invitava alla visione di alcuni film che, secondo lui, meritano di essere visti in quanto pietre miliari. Ho seguito il suo consiglio guardandoli quasi tutti. Tra questi c’era Kramer contro Kramer, un film con protagonisti due giovanissimi Dustin Hoffman e Meryl Streep che descrive molto bene questo cambiamento epocale nel rapporto padre-figlio che va di pari passo con la trasformazione dei rapporti all’interno della coppia e del nucleo famigliare contemporaneo. Dustin Hoffman, uomo assente dalla vita famigliare poiché totalmente assorbito dalla vita professionale, che si trova costretto ad occuparsi totalmente ed esclusivamente del bambino quando la moglie, stanca del suo ruolo di casalinga, decide di divorziare ed andarsene di casa per realizzare le proprie aspirazioni. Nonostante le difficoltà iniziali date dall’inesperienza, Hoffman riesce a far fronte all’emergenza, a comunicare con il figlio, a comprenderne i bisogni concreti ed affettivi.
Nella società odierna la parola d’ordine è diventata co-genitorialità: un maggior coinvolgimento del padre nella vita dei figli fin dalla gravidanza; un’intercambiabilità delle mansioni che va al di la delle differenze di genere a cui siamo tradizionalmente abituati.
Oggi, rispetto al passato, c’è la tendenza a coinvolgere il padre nella vita dei figli fin dall’inizio e la divisione dei compiti all’interno della famiglia dipende sempre meno dal genere e sempre più da fattori contingenti come gli impegni extradomestici, le abilità o le inclinazioni dei singoli. Nella vita famigliare sta accadendo quello che è avvenuto per le donne nel mondo del lavoro, che hanno dimostrato di sapere e poter assumere ruoli un tempo considerati soltanto maschili. Si tratta di un processo ancora in divenire che sta coinvolgendo tutti gli uomini nella stessa misura, che contribuisce a trasformare il rapporto di coppia da complementare a simmetrico. Alla rigida divisione dei ruoli domestici e pubblici tipica della società patriarcale, si è sostituito un modello di gestione delle mansioni domestiche e dei figli più consono allo stile di vita contemporaneo (anche se – e non lo dico in quanto donna ma perché è la realtà! – non si può negare che in molte famiglie italiane il peso maggiore continua a ricadere sulla donna).
Il modello di relazione simmetrica, però, richieder maturità, equilibrio e una buona comunicazione. Bisogna saper collaborare e rinunciare a prevaricare sul partner. C’è bisogno che i partner siano più attenti ai motivi reali che si nascondono dietro ai litigi; che siano capaci di focalizzarsi sulle potenzialità, sugli aspetti positivi, su quanto c’è di bello e buono nell’altro. Si deve essere uniti dallo stesso obiettivo. Riuscire a comunicare senza sopraffarsi, chiarendo eventuali motivi di insoddisfazione.
C’è però un errore da evitare, in cui spesso sono incappate le mie clienti: quello di pensare che la simmetria debba investire in maniera pedante ogni aspetto dell’organizzazione quotidiana. Non è necessaria un’uguaglianza perfetta su ogni aspetto della vita domestica, o il rischio è quello di irrigidire i rapporti, di intavolare discussioni sulla conta delle cose fatte dall’uno e dall’altro se non sul modo in cui le cose vengono fatte. Tante discussioni all’interno delle coppie moderne nascono infatti dal disaccordo sul come, sul quando e sul perché delle mansioni, dal sorvegliarsi e criticarsi a vicenda per errori veri o presunti, dando vita ad un infinito dibattito su chi ha ragione e su chi si offende dal venire contraddetto.
E voi, come vivete la vostra paternità? Com’è la vostra vita di coppia genitoriale moderna?